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| il progetto | |
| Balistreri | Bentivegna | Martoglio | Piccolo | Puglisi | |
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Filippo Bentivegna/la pubblicazione dal quaderno Siamo nella Sicilia più estrema, quella che deborda in risacche e increspature d’onda verso il mare africano, con quei suoi strani movimenti di dolcezza visionaria, amica del miraggio. E proprio in quel luogo di bordura, a sud del sud, un uomo che era amico del miraggio e degli specchi, ha fabbricato un suo sghembo “Castello Incantato”. Siamo dalle parti di Sciacca, in provincia di Agrigento, e lì Filippo Bentivegna, artista inconsapevole della sua follia, o pazzo fin troppo consapevole della sua arte, ha impiegato cinquant’anni della sua selvatica esistenza, segregato nel suo podere, a dar vita a un incalcolabile numero di teste scolpite con rabbia e senza tregua. da Il “Signore delle Teste” e gli specchi di pietra ...................................... Anche Bentivegna appartiene ai “costruttori del sogno”, poiché condivide l’ossessione visionaria per il proprio “oltremondo”, la creazione di un luogo pregno di segni e simboli caricati d’intensità, un’attività totalizzante e necessaria che rende visibile la propria mitologia individuale, diventando arte che tocca le vene del corpo e del tempo, arte necessaria. Necessaria non alla sussistenza ( ciascuno di questi autori è alieno da qualsiasi idea di profitto economico), ma all’esistenza, come strumento di salvezza e incantamento. Un ponte sulle acque del divenire: “L’incantesimo della creazione spontanea è sempre – scrive Ernst Kris - un momento e un sintomo di un tentativo di integrazione”. Non a caso Bentivegna ha dato il nome di “castello incantato” al giardino di teste a cui ha lavorato per una vita. Le centinaia di pietre scolpite con rudi tratti arcaici e le figure metamorfiche che, nei sassi più piccoli lavorati a tutto tondo, sono incastrate l’una nell’altra […]Qui, ossessione significa principalmente: irriducibile esigenza di riprogettare il proprio mondo attraverso la liberazione di un’energia, che appartiene allo strato profondo dell’essere, e di un impulso creativo che lo sviluppo della civiltà ha occultato e inghiottito. da Pietra vivente di Eva di Stefano ...................................... Tra le nuove acquisizioni, ci sono le opere del Siciliano Filippo Bentivegna, considerato come un importante autore di Art Brut. Alcune opere di questo creatore sono state esposte in permanenza sin dall’inaugurazione della Collection de l’Art Brut. Le sue sculture di legno e pietra – dove si mescolano e s’intrecciano visi e corpi, con un inventività che sembra inestinguibile – testimoniano una fantasia sfrenata. Autodidatta, che non rispetta nessuna norma né regola artistica o estetica omologata, Bentivegna ha elaborato un universo personale ed originale, mostrando una libertà ed un’esultanza fuori del comune. da La Collection de l’art Brut a Losanna. Una storia di diamanti e di rospi di Lucienne Peiry ...................................... Dall’ intervista Caltagirone: Neo-luogo dell’Art Brut in Sicilia a Domenico Amoroso (direttore dei Musei Civici di Caltagirone) GI: Sta in qualche modo portando avanti un processo di valorizzazione del territorio? DA: Si, c’è senza dubbio un interesse preciso a valorizzare la realtà siciliana, è interessante potere scoprire negli artisti che operano in Sicilia un filo conduttore che possa fare pensare ad una riconoscibilitá degli artisti siciliani vicini alla cosiddetta art brut, individuarli come appartenenti ad una realtà che è geografica, culturale, storica e che continua ad essere attuale. GI: Lei dirigeva già il museo civico di Caltagirone quando si è battuto per la apertura di una sede distaccata per l’arte contemporanea? DA: Il Museo Civico ha oggi quattro sedi, tra cui la galleria, presto Museo per l’arte contemporanea, che privilegia questo filone. Mi piace pensare ad un museo nato “per necessità”, non avremmo mai aperto una galleria per l’arte contemporanea privilegiando questo settore specifico dell’art brut se non avessimo avuto le condizioni ed il materiale per farlo: il substrato culturale, le comunità terapeutiche, la presenza di Francesco Cusumano ^...................................... BIBLIOGRAFIA MINIMA
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il documentario |
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