Nuove Pratiche fest 2018 – Il paese dei festival
Si è conclusa il 24 marzo la quarta edizione del nostro Nuove Pratiche fest dedicata al tema dei festival culturali con un focus tematico sui festival cinematografici. L’edizione 2018 di Nuove Pratiche Fest segna per molti aspetti una tappa decisiva nel percorso della manifestazione.
La qualità della partecipazione e delle interazioni confermano infatti l’opportunità e l’adeguatezza delle strategie messe in campo per costituire in Sicilia un momento chiave di incontro, dibattito, formazione e networking tra giovani operatori, professionisti della cultura e organizzazioni impegnati nello sviluppo a base culturale, promuovendo nel panorama nazionale le reti professionali siciliane del comparto culturale e creativo come luoghi ad alta concentrazione di pratiche innovative e come interlocutori privilegiati per partnership strategiche.
La partnership della Fondazione Fitzcarraldo ha permesso di promuovere l’immagine del progetto e ampliarne la diffusione presso il più ampio pubblico degli operatori della cultura in Italia, a partire dal pubblico di riferimento del festival, rivolto in particolare ai giovani lavoratori della cultura e dell’imprenditoria creativa che scelgono di lavorare in Sicilia, una generazione di creativi dai 25 ai 45 anni che vuole lavorare nel Mezzogiorno in stretta connessione con l’Italia e con l’Europa, e che per questo cerca occasioni di formazione e networking a Palermo. Formazione e condivisione delle esperienze tra gli operatori culturali regionali e nazionali attraverso workshop e lectures di professionisti senior costituiscono uno dei più importanti obiettivi generali di Nuove Pratiche.
Come si evince dalle risposte al questionario di partecipazione, il pubblico di riferimento è stato ampiamente raggiunto e alti sono i livelli di apprezzamento della qualità dell’offerta formativa sui temi chiave e delle occasioni relazionali.
Elemento identitario fondamentale di quest’anno è stata la venue: il nuovo spazio Cre.zi. Plus – nuovo hub creativo all’interno dell’area di archeologia industriale trasformata in cittadella della cultura denominata Cantieri Culturali alla Zisa– ha fortemente contribuito a comunicare ai partecipanti un senso di continuità della manifestazione, che in questo spazio ha trovato la sua “casa” naturale. In questo senso, il valore aggiunto consiste nel fatto che le relazioni e le reti costruite in occasione di Nuove Pratiche possono trovare in Cre.Zi.Plus un luogo di riferimento stabile, dove continuare i processi e sviluppare le progettualità in un contesto propizio dove si concentra una forte densità di soggetti istituzionali e indipendenti fortemente impegnato in pratiche culturali innovative, che aspira a diventare un Polo Internazionale di produzione e fruizione culturale indipendente gestito da una governance innovativa pubblico-privata.
Altro elemento chiave è stata la presenza di un partner strategico come il Goethe-Institut Palermo che ha contribuito ad associare all’immagine del Festival un alto profilo sul piano della collaborazione culturale internazionale e su quello delle relazioni istituzionali. Trattandosi di un partner di levatura internazionale ma con sede a Palermo e per di più di un “coinquilino” dei Cantieri Culturali, il successo di questa prima esperienza di partnership ha un grande valore per progettualità future.
Un altro elemento da sottolineare è stato il ruolo particolarmente importante quest’anno delle attività formative e la conferma delle potenzialità del festival come luogo strategico per analizzare, condividere e discutere bisogni formativi dei professionisti della cultura in un setting orizzontale e partecipativo.
Se il concept attraversava e informava l’intero svolgimento della manifestazione, la tavola rotonda ha costituito però il momento culminante dei lavori intorno alle questioni chiave, ovvero che cosa sono, quale cultura divulgano, quale partecipazione promuovono e quale cultura del lavoro anima i festival culturali? Lo svolgimento del dibattito ha rinnovato l’urgenza di un approfondimento sulla definizione stessa del fenomeno festival prima ancora di un’azione di mappatura e monitoraggio.
Definizione non certo ontologica ma relazionale, ma comunque necessaria di fronte a una diversità che rischia altrimenti di rimanere opaca, se non fuorviante. È apparso infatti con chiarezza che rispetto a tutte le questioni chiave, ci sono differenza significative tra manifestazioni riconducibili ad almeno due tipologie. Risultano infatti difficilmente comparabili, e men che meno equiparabili, per strutture e dinamiche il ristrettissimo gruppo dei maggiori festival culturali, con bilanci oltre il milione di euro e un team organizzativo di diverse unità che opera continuativamente per tutto l’anno con contratti di lavoro a tempo indeterminato e, per altro verso, il mosaico molto numeroso e diversificato dei festival medio-piccoli. Se dunque da un lato può non sorprendere che anche nel caso dei festival si riproduca la nota figura del crinale tra grande e medio-piccolo, che caratterizza in molti ambiti il tessuto economico e imprenditoriale, vanno però sottolineati degli elementi specifici. Come è emerso dal dibattito, infatti, i festival medio-piccoli si caratterizzano per la forte stagionalità, intermittenza e precarietà del lavoro non solo nell’ambito delle maestranze e delle consulenze, ma anche al livello dei curatori e degli organizzatori. Per converso, sono i festival medio-piccoli a creare realmente le condizioni per una reale partecipazione del pubblico al di là delle retoriche, grazie a forti investimenti su pratiche innovative di Audience Development e di Community Building, offrendo un ambiente di convivialità e high touch che non ha comune misura con i modelli di interazione dei festival maggiori, che si attengono a un modello “frontale” e a relazioni “verticali”.